Business model you: cambiare con il Personal Canva

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Business model you: cambiare con il Personal Canva

“Sarà capitato anche a te, di avere una musica in testa”. Così cantava Sylvie Vartan nella sigla di Canzonissima 1968, non a caso il mio anno di nascita. Il testo era un inno semplice e orecchiabile ad uscire, fare festa e a cantare insieme agli altri.

A me invece è venuto in mente come spunto iniziale per cominciare a scrivere nero su bianco ciò che mi sta passando per la testa da almeno un anno a questa parte.

Un ritornello che sta diventando una priorità, esattamente come dice la canzone: qualcosa che è ineluttabile e che E’ da fare perché non puoi più farne a meno. Perché “se non ora quando”. E se non lo fai adesso, non potrai mai capire fino a dove puoi davvero arrivare.

Questa è la storia di come sono arrivata a creare il mio Personal Model Canva!

Alla ricerca della mia Value Proposition

Fare solo ciò che amo fare. Niente compromessi. Niente scuse. Niente ma. Riconoscere finalmente ciò che riesco a fare meglio, la mia Value Proposition. Il mio amico William Sbarzaglia la definisce così.

Dare importanza a ciò che per me è tutt’ora fonte di comunicazione diretta e imprescindibile: la parola.

E non è perché ho passato la fatidica soglia degli “anta”, e nemmeno perché mi guardo indietro e vedo cose della mia vita che non mi piacciono.

Ho sempre fatto ciò che volevo: ho studiato, ho viaggiato, ho lavorato, ho seguito le mie passioni. Solo non sono sicura che in tutto questo tempo, io sia stata davvero quella che volevo essere. Si sa, le donne mancano di autostima, oppure esagerano in senso contrario. Tanto da diventare come quelle foto pubblicate su Instagram, quelle con almeno 10 filtri diversi. Lo capisci che non sono vere e nemmeno ti interessa sapere come sono davvero. Eppure qualche volta rara volta le guardi come fanno quelli che seguono il pifferaio magico.

Febbraio 2018. Un giorno grigio e piovoso, passato in un bar a Cesenatico, di fronte al Grand Hotel. Un posto carino e soprattutto vuoto. Un blocco nuovo di zecca, a quadretti. La prima cosa che scrivo è un titolo: Chi sono.

A questo ne seguiranno altri, tanti da riempire una ventina di pagine. Il mio intero percorso lavorativo sezionato al microscopio attraverso la lente della mia lucidità, acquisita con tanta fatica negli ultimi anni e riconquistata ogni giorno a suon di immersioni nella realtà.

Non lo sapevo, ma stavo andando verso quel foglio bianco che si chiama Personal Model Canva.

La cassetta degli attrezzi: quanto vali e perché

Tutto comincia da qui. Svuoti la tua valigia, con le cose fatte, quelle che hanno funzionato, quelle che avrebbero potuto e invece no, quelle che avrebbero dovuto e in parte lo hanno fatto; le cose che avresti potuto fare, quelle che vorresti fare. Tutto ciò che sei e sai fare, ma anche quello che sei predisposto a fare.

E allora prendi in mano ogni singolo oggetto, lo guardi con attenzione, soppesandolo bene. E poi decidi se tenere o buttare.

E mentre tutto ti sembra assolutamente importante, cominci a farti una sola domanda: cosa mi rende felice e orgogliosa di me stessa? E cosa di tutto ciò che ho in valigia, mi serve per arrivare a questo?

A fine giornata avevo scritto una dichiarazione d’intenti personale. Parole pensate, a volte semplicemente uscite di getto, perché quando non hai paura di guardare, le cose ti appaiono chiare.

Cose che a più riprese hanno guidato il mio percorso da quel momento fino ad ora, anche se in realtà non le ho più riprese in mano quelle pagine. Ma mi serviva posarle sulla pagina, fuori da me.

La scrittura, come tante altre volte, mi aveva aiutato a vedere ciò che non volevo vedere.

Qualche mese dopo, ho contattato uno specialista del metodo Kaizen.

“Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.”

Ovvero diminuire gli sprechi e aumentare il valore. Lavorare meglio, non di più, ma meglio.

Avevo molti dubbi e molte perplessità su come questo metodo avrebbe potuto aiutarmi. Sono una professionista e non una azienda. Ritmi, dinamiche e obiettivi possono essere radicalmente diversi e tuttavia anche simili in parte.

Quando Lucio Formica è entrato nel mio ufficio e ha cominciato a spostare tutto, è stato come se qualcuno avesse aperto la finestra, facendo entrare un vento così forte da spazzare via tutto. Mi sono ritrovata con una catasta di oggetti, libri, ninnoli vari a terra. Venti anni di “cose” che mi avevano accompagnato, sparpagliate sul pavimento.

Le ho guardate. Ho pianto. E poi le prese una per una e le ho sistemate. E in questo modo ho cominciato a sistemare anche me stessa.

Dal Kaizen al Canva: il gioco si fa duro

Il metodo mi aveva consentito di sistemare, riposizionare, scomporre, ricomporre, eliminare. Ho fatto la stessa cosa con le risorse archiviate nel mio computer. Sistemare richiede tempo. Il Kaizen mi ha insegnato anche questo: dedicarlo alle attività che valgono.

Da febbraio 2018 a Nobilita 2019, il percorso è stato lungo. Lineare, almeno ora lo vedo così. In realtà ho ricercato con costanza ciò che era la mia essenza, ciò che volevo fare.

Ho preso in mano la mia attività professionale, ho pubblicato il mio sito web che mi ha costretto ad essere chiara, schematica e pragmatica, e ora affronterò l’ultimo passo: il mio Personal Model Canva.

Un foglio A3 in cui, pezzo per pezzo, dovrò appuntare e riassumere tutti i pezzi che fanno di me una professionista. Una di quelle cose che se si affrontano quando si è all’inizio, si fa con entusiasmo. Non c’è molto da scrivere se non desideri e sogni, scritti dalla mano di chi non ha nulla da perdere.

Io invece, lo sto facendo ora, dopo venti anni di lavoro. E’ tardi? Può essere. In realtà non credo ci sia un momento giusto e uno sbagliato per fare le cose. Non siamo prodotti sottoposti alla mannaia del time to market. Siamo persone e le persone cambiano, crescono e si evolvono. E questi sono passaggi che ognuno fa con il proprio ritmo. Io ballo il tango e li, le pause sono importanti. Resti sospesa in attesa che il tuo partner decida come guidarti. Fai il passo quando lo senti, mai prima. Lo fai quando sei pronto.

E io quel passo l’ho atteso. E’ ora di farlo.

Su consiglio di William Sbarzaglia ho cominciato a leggere un testo, Business Model You. Un manuale facile che spiega ogni passaggio e contiene moltissimi esempi di professionisti che hanno usato questo modello.

Apparentemente lo schema è facile, in realtà ti costringe a fare delle riflessioni che impongono una dura onestà intellettuale verso sé stessi. Quindi necessita di tempo. Tutto quello che mi servirà perché quel foglio A3 mi sia davvero utile.

A chi leggerà questo post, magari un po’ sconclusionato, ma uscito da una domenica pomeriggio piovosa, dico che dovete seguire ciò che vale la pena. E questo lo potete decidere solo voi!

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